È prevista per il 2 gennaio la prossima udienza del processo contro il giornalista marocchino Omar Radi.
Radi, 33 anni, è stato arrestato il 26 dicembre a Casablanca e il suo processo è cominciato il giorno stesso. Il giornalista è sotto processo per un tweet in cui, il 6 aprile 2019, criticava la sentenza di un magistrato contro alcuni militanti del movimento Hirak – la protesta che nel 2016 e nel 2017 ha scosso il Rif, la regione nel nord del Marocco – condannati a pene fino a vent’anni di carcere.
“Né oblio né perdono con questi funzionari senza dignità!”, aveva scritto su Twitter, descrivendo il giudice come “carnefice”. Radi rischia fino a un anno di prigione per “oltraggio a un giudice”, reato passibile di un pena da un mese a un anno secondo l’articolo 263 del codice penale.
Centinaia di persone hanno manifestato nel fine settimana a Rabat per denunciare l’arresto del giornalista e attivista marocchino. “Non ci arrenderemo”, “Giustizia su ordinazione”, “Questo stato è corrotto”, gridavano i manifestanti davanti al parlamento.
Radi collabora con diversi mezzi d’informazione marocchini e internazionali per le quali ha realizzato delle inchieste sulla collusione tra potere e finanza. Nel 2016 aveva rivelato un caso di acquisizione di terreni statali a prezzi enormemente bassi da parte di alcuni funzionari, tra cui consiglieri del re e dei ministri. Più recentemente, aveva seguito i movimenti di protesta nel Rif.
Giornalista scomodo
Considerato come una figura di riferimento del Movimento 20 febbraio, la declinazione marocchina delle primavere arabe, il suo arresto ha suscitato un’ondata di proteste tra molte organizzazioni non governative, anche perché avviene in seguito ad altri arresti legati alla liberà di espressione.
Pochi giorni prima in Marocco uno youtuber era stato condannato a quattro anni di prigione per “insulto al re” e il mese scorso il rapper marocchino Gnawi era stato condannato a un anno di carcere dopo una discussione con la polizia, anche se i fan credono che sia stato perseguitato per una canzone critica nei confronti della monarchia.
Reporters sans frontières (Rsf) ha chiesto con un comunicato la liberazione immediata di Omar Radi e Human rights watch (Hrw) ha chiesto alle autorità marocchine di “rilasciare immediatamente” il “pluripremiato giornalista investigativo”. “La sua detenzione e processo ingiusti si svolgono in un’atmosfera sempre più soffocante per giornalisti, dissidenti e artisti marocchini che parlano sui social network”, ha dichiarato Sarah Leah Whitson, responsabile del Medio Oriente e del Nordafrica per Hrw.
L’Associazione marocchina per i diritti umani da parte sua ha denunciato una “feroce campagna statale contro la libertà di opinione e di espressione”.
Nell’ultima classifica annuale di Rsf sulla libertà di stampa, il Marocco è 135° su 180 paesi.
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