Il gruppo Stato islamico è uno strumento usato per sfogare il proprio disagio, spiega Farhad Khosrokhavar.
Dopo l’attentato del 14 luglio a Nizza commesso da Mohamed Lahouaiej Bouhlel si è parlato di una radicalizzazione rapida. Cosa ne pensa?
Non ci credo molto. Gli adolescenti e i giovani possono, in particolare per motivi affettivi, radicalizzarsi molto facilmente e rapidamente. Gli adulti no, la loro radicalizzazione ha bisogno di qualche mese: hanno bisogno di essere ideologicamente convinti, di avere un rapporto con la dimensione religiosa. In passato i depressi si suicidavano, ora alcuni di loro scelgono di farlo uccidendo altre persone, un gesto che per un momento gli dà l’impressione di esistere. Si tratta di una sorta di glorificazione di se stessi in un’atmosfera di esaltazione e di angoscia collettiva. Alcuni sono molto influenzabili e si vantano di appartenere ad ambienti radicali. A Nizza Bouhlel si è in un certo senso servito del gruppo Stato islamico (Is), e dell’angoscia che questa organizzazione suscita, per commettere un atto orribile.
Cosa la fa essere così categorico?
Non era un criminale noto alla polizia, come arma aveva solo una pistola di piccolo calibro. Si è parlato di “conversione”: ma a cosa? All’Is? Non ha senso. Secondo un testimone si sarebbe lasciato crescere la barba solo otto giorni prima dell’attentato. Ma cosa dimostra la barba? Non aveva neanche fatto il ramadan.
Allora perché il governo ha parlato di “radicalizzazione molto rapida?”
Sarebbe stato più saggio dire “attenzione secondo le notizie a nostra disposizione si tratta di uno squilibrato”. Lo stato invece preferisce dire “non è un problema nostro, della società francese: è internazionale”. Ma è un atteggiamento controproducente perché aggiunge angoscia a un’atmosfera già elettrica.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
Farhad Khosrokhavar è un professore e sociologo, esperto di temi di integrazione, radicalizzazione e cultura islamica. Sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 2 ottobre con Olivier Roy, Alessandro Orsini e Corrado Formigli.
Questo articolo è stato pubblicato il 9 settembre 2016 a pagina VI di Internazionale con il titolo “Radicali senza religione”. Compra questo numero | Abbonati
La versione originale è uscita su L’Obs.