Il regista Mohammed Ali Naqvi racconta il suo percorso alla riscoperta dell’islam.
Come per molti dei bambini protagonisti del film, anche per me, cresciuto nel Pakistan religioso e conservatore, era obbligatorio leggere il Corano. Come loro, potevo riconoscere la scrittura e pronunciare le parole, ma non avevo assolutamente idea di cosa stavo leggendo. Quello che sapevo dell’islam era filtrato da maestri e predicatori, e trovavo i loro insegnamenti limitati e superficiali.
A un certo punto, come reazione a quell’indottrinamento ideologico, ho messo da parte la mia educazione religiosa e sono andato a studiare negli Stati Uniti.
Quando, finito il college, mi sono trasferito a New York e ho assistito agli attacchi dell’11 settembre 2001, ho dovuto fare i conti con il mio rapporto con la religione. Hemal Trivedi, che ha realizzato il film con me, invece è indiana. Ha perso un amico negli attacchi terroristici compiuti dagli islamisti pachistani a Mumbai, nel 2008. Le ricerche che abbiamo fatto ci hanno fatto capire che i cittadini pachistani sono loro stessi vittime, e non colpevoli: le cellule estremiste che hanno colpito a Mumbai terrorizzano quotidianamente anche i pachistani, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del paese.
Molti miei film riflettono la mia travagliata ricerca spirituale, e Among the believers rappresenta anche il mio personale percorso di riconciliazione con un dio e una fede che da tempo avevo abbandonato.
Il documentario Among the believers sarà proiettato al cinema Boldini durante il festival di Internazionale a Ferrara. La rassegna Mondovisioni è a cura di CineAgenzia.
Questo articolo è stata pubblicato il 16 settembre 2016 a pagina VII di Internazionale con il titolo “Viaggiare per credere”. Compra questo numero | Abbonati