Ogni anno nel mondo le mine antipersona provocano migliaia di vittime, per la maggior parte civili. Attualmente, 158 paesi (oltre l’80 per cento del totale mondiale) hanno sottoscritto il trattato di Ottawa (1997-1999) che prevede la messa al bando delle mine antipersona. Ma altre nazioni come Stati Uniti, India, Iran, Israele, Pakistan e Russia, non hanno ancora aderito al trattato contro la più devastante arma indiscriminata dei nostri tempi.

Tuttavia, la campagna contro le mine antipersona comincia a dare buoni risultati. Il numero delle vittime delle esplosioni di questi ordigni è in calo da circa un decennio. Secondo l’ultimo rapporto del Landmine Monitor, nel 2009 le vittime accertate delle mine sono state 2.263. Di queste, circa un terzo non è sopravvissuto all’esplosione. Inoltre, le armi indiscriminate come le mine, le bombe a grappolo e gli ordigni improvvisati Ied colpiscono molto spesso civili: nel 2009, erano circa il 63 per cento del totale di 3.960 vittime.

Dunque, come aveva già dimostrato un rapporto della Croce rossa del 1996, il loro utilizzo offre ben pochi vantaggi militari. Eppure, c’è ancora chi considera le mine antipersona i “soldati perfetti”: costano poco, non si lamentano, sono infallibili. Non a caso, il reportage di Giovanni Diffidenti si intitola L’eredità del soldato perfetto. Un viaggio tra i sopravvissuti delle mine antipersona che provano a ricominciare a vivere in un corpo straziato.

In questa foto, Yousif Lado ha perso entrambe le gambe nell’esplosione di una mina (Sudan, 2007).

Giovanni Diffidenti è nato a Bergamo nel 1961. È un fotografo indipendente. Ha vissuto e lavorato in Gran Bretagna, Cambogia, Mozambico, Angola, Afghanistan e Kosovo.

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