Il 21 ottobre lo smog ha fatto chiudere una delle più grandi città della Cina nordorientale. A Harbin, la capitale della provincia di Heilongjiang abitata da 11 milioni di persone, ieri si è registrata una visibilità di 10 metri e un concentrazione di PM2,5 (le polveri fini con un diametro inferiore a 2,5 millesimi di millimetro) che ha raggiunto il valore 1.000 microgrammi al metro cubo. Un livello sopra i 300 è considerato tossico, mentre per l’Organizzazione mondiale della sanità la concentrazione di PM2,5 al giorno non dovrebbe superare il valore di 25.
Per questo le autorità hanno chiesto ai cittadini di non uscire di casa, sono state sospese le lezioni nelle scuole e si sono interrotti i voli dell’aeroporto internazionale e la viabilità nelle strade. In questi giorni anche altre zone nel nordest della Cina sono invase da una nuvola di smog, come Tangshan, a due ore di distanza da Pechino, e Changchun, la capitale della provincia di Jilin, al confine con la provincia di Heilongjiang.
La settimana scorsa, per gestire l’emergenza inquinamento Pechino ha diffuso un sistema di allarme basato su vari livelli di criticità. Nel gennaio del 2013 nella capitale è stato rilevato in un giorno un valore di PM2,5 pari a 900 microgrammi per metro cubo.
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