In Mongolia, un paese che conta meno di tre milioni di abitanti e ha la più bassa densità di popolazione al mondo, l’omosessualità è ancora un tabù. Qui le persone gay e transgender sono vittime violenze, repressioni e discriminazioni, ma in molti casi non denunciano quello che subiscono perché non si sentono tutelate dalla legge.
Per oltre tre mesi, nel 2011, il fotografo spagnolo Álvaro Laiz ha ritratto alcune di loro, transessuali da maschio a femmina. Le ha seguite nella loro quotidianità, ma le ha anche fotografate vestite con i costumi tradizionali mongoli, aggiungendo così un tono lirico e meno documentario al progetto.
I soggetti delle foto di Laiz fanno le ballerine nei nightclub o le prostitute ma in altri casi sono insegnanti, assistenti sociali o guide turistiche, continuando a presentarsi al lavoro come uomini. Alcuni hanno lasciato la Mongolia per paesi vicini, come Filippine o Giappone, dove le persone trans godono di più libertà e diritti.
Negli ultimi anni però qualcosa sta cominciando a cambiare anche in Mongolia. Nel 2009 è nata ufficialmente la prima organizzazione non governativa per i diritti della comunità lgbt, e nel 2013 si è svolto il primo Pride week.
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