In Serbia e in Bosnia Erzegovina migliaia di persone hanno lasciato le loro case a bordo di imbarcazioni o camion, dopo che le piogge hanno fatto straripare il fiume Sava e provocato la peggiore alluvione da più di un secolo.

Secondo le autorità dei due paesi, le vittime delle inondazioni sono almeno 44. Venti dei 27 morti accertati erano di Doboj, in Bosnia, mentre in Serbia sono stati recuperati 16 corpi, dodici dei quali nella città di Obrenovac. Il maltempo ha causato una vittima anche in Croazia.

Nelle aree più colpite nel nord della Bosnia sono state evacuate le abitazioni di circa 10mila persone, mentre alcune città sono ancora isolate. A Belgrado scuole e palestre sono state trasformate in centri di accoglienza.

Adesso le acque stanno cominciando a ritirarsi, ma l’allarme resta alto, soprattutto per il rischio di frane e per le mine. Dopo la fine della guerra, nel 1995, in Bosnia Erzegovina sono stati segnalati 9.400 campi con 120mila mine inesplose. Ma le inondazioni hanno abbattuto i segnali, e in molti casi hanno trascinato via gli ordigni.

Il primo ministro serbo Aleksandar Vučić ha sottolineato che il paese ha bisogno di cibo, pannolini, vestiti, farmaci. Aiuti umanitari stanno arrivando da Russia, Unione europea, Stati Uniti, Montenegro e Macedonia.

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