Almeno 40 persone sono morte negli scontri tra i separatisti filorussi e l’esercito ucraino a Donetsk, nell’est del paese. Lo sostiene il sindaco della città. Le vittime sarebbero 38 soldati filorussi e due civili.

Gli scontri sono scoppiati il 26 maggio, dopo che un gruppo armato di ribelli ha occupato l’aeroporto internazionale Sergei Prokofiev, il secondo più grande dell’Ucraina. L’esercito ha risposto con l’invio di soldati e un attacco aereo. Anche se il 27 maggio le forze governative hanno dichiarato di aver riottenuto il controllo dell’aeroporto, nella zona si sentono ancora spari. L’area intorno all’aeroporto è stata chiusa, e in un messaggio in televisione il sindaco di Donetsk ha chiesto agli abitanti di restare a casa.

Le violenze sono coincise con la nomina ufficiale dell’oligarca Petro Porošenko a presidente dell’Ucraina.

Porošenko, che ha vinto le elezioni del 25 maggio con il 54 per cento dei voti, ha confermato la linea dura contro i separatisti filorussi. Il 26 maggio, nella sua prima conferenza stampa da presidente, ha detto che “l’obiettivo dei ribelli è trasformare l’est dell’Ucraina in una nuova Somalia. Non permetterò a nessuno di farlo”. Porošenko ha anche aggiunto di voler chiudere presto le operazioni militari e aprire un dialogo con la Russia, che si è detta disponibile a trattare con Kiev.

L’11 maggio si è tenuto un referendum sull’indipendenza nella regione di Donetsk, in quella di Luhansk e in altre vicino al confine orientale, e la maggior parte dei votanti si è espressa a favore dell’indipendenza. Il referendum, che né il governo di Kiev né gli stati occidentali hanno riconosciuto come valido, si era ispirato a quello del 16 marzo in Crimea.

Le foto sono state scattate il 26 maggio.

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