Zhuang Xueben è stato uno dei primi fotografi cinesi a occuparsi di etnografia. Negli anni trenta lasciò Shanghai, dove era nato nel 1909, e cominciò a viaggiare nella Cina occidentale attraversando le blank lands, le terre non segnate nelle mappe geografiche dell’epoca e ritenute abitate da popoli pericolosi e cannibali.

Durante il suo lavoro, durato circa dieci anni, ha documentato la vita delle minoranze che vivevano in quattro province: il Sichuan, lo Yunnan, il Gansu e il Qinghai. E ha scattato più di diecimila fotografie e scritto appunti tra note e diari, diventati nel tempo una fonte di documentazione quasi unica per gli antropologi.

Xueben ha ritratto nel corso degli anni sedici gruppi etnici, ognuno dei quali parlava una lingua diversa riuscendo ad avvicinarsi molto ai suoi soggetti. Da autodidatta, ha saputo ritrarre quelle popolazioni con dignità ed empatia.

Secondo la storica cinese Li Mei, le immagini di Xueben sono “uno dei tesori della Cina ancora da scoprire e aprono una prospettiva unica sul mondo delle minoranze etniche del paese e colmano un vuoto della storia della fotografia”.

Il progetto Black lands ideato e realizzato da Alessandro Galluzzi, Ralph Kronauer, Federico Peliti e Luca Tommasini, vuole ripercorrere le tappe dei viaggi di Xueben attraverso un documentario, un reportage fotografico e una mostra. E per concludere il lavoro, che è in corso da tre anni, hanno lanciato una campagna di raccolta fondi.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it