In Siria la guerra civile dura da più di quattro anni e i fronti del conflitto sono sempre più numerosi. L’esercito regolare è in difficoltà e a sostenerlo sono arrivati i militari di Hezbollah, che ha reclutato decine di cittadini stranieri, soprattuto afgani, prigionieri nelle carceri iraniane.

Il fotografo Emin Özmen e la giornalista Cloé Kerhoas hanno incontrato due di questi combattenti ad Aleppo, dove si trovano dopo essere stati catturati dai ribelli dell’Esercito siriano libero mentre combattevano insieme alle forze armate del regime di Bashar al Assad.

Murad Ali Hamidi ha 45 anni. È andato via dall’Afghanistan per cercare fortuna in Iran, ma nel settembre del 2013 è stato arrestato con l’accusa di traffico di droga. In carcere, dopo essere stato torturato, racconta che gli sono stati offerti stipendio e documenti regolari in cambio di due mesi di combattimento in Siria a fianco dell’esercito. Una storia simile la racconta Said Ahmed Hussein, anche lui afgano, 23 anni e compagno di cella di Murad.

Dopo un breve addestramento sono stati spediti ad Aleppo dove sono stati rapidamente catturai dai ribelli. Ormai è quasi un anno che sono in carcere, ma nessuno sembra interessato a tirarli fuori. “In passato abbiamo fatto degli scambi di prigionieri con il regime siriano. Ma con gli afgani non c’è niente da fare”, spiega Sheikh Abdulqader Falas, che conduce le trattative per la loro liberazione. “Abbiamo contattato anche il Comitato internazionale della Croce rossa ma niente. Sembra proprio che questi siano destinati a restare con noi fino alla fine della guerra”.

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