È morto ad Arezzo Licio Gelli: aveva 96 anni. Gelli è stato una delle personalità più controverse della storia italiana recente, coinvolto in molte delle inchieste più importanti del dopoguerra. Da giovane s’arruolò nelle milizie di Francisco Franco per partecipare alla guerra civile spagnola, fu ispettore per il governo fascista e partecipò alla Repubblica di Salò, ma durante la resistenza collaborò anche con i partigiani. Dopo la fine della guerra, cooperò con i servizi segreti italiani, britannici e statunitensi.

Il suo nome, fino ad allora sconosciuto all’opinione pubblica, occupò la cronaca italiana dal 17 marzo 1981, quando i giudici Gherardo Colombo e Giuliano Turone – nell’ambito dell’inchiesta sul finto rapimento del finanziere Michele Sindona – fecero perquisire la villa di Gelli ad Arezzo. In quella perquisizione furono ritrovate le liste degli iscritti alla loggia massonica Propaganda 2 (P2), con nomi di parlamentari, alte cariche delle forze armate, dirigenti dell’intelligence italiana, imprenditori, giornalisti, personalità influenti dell’epoca.

Risultò che Gelli dal 1975 era maestro venerabile della loggia massonica P2, un’organizzazione segreta che aveva l’obiettivo d’influenzare la vita politica italiana. La scoperta della loggia segreta provocò uno scandalo e fu istituita una commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Tina Anselmi.

Nell’inchiesta si legge: “La prima conclusione è in ordine all’ampiezza e alla gravità del fenomeno che coinvolge, a ogni livello di responsabilità, gli aspetti più qualificati della vita nazionale. Abbiamo infatti riscontrato che la Loggia P2 entra come elemento di peso decisivo in vicende finanziarie, quella Sindona e quella Calvi, che hanno interessato il mondo economico italiano in modo determinante. La seconda conclusione alla quale siamo pervenuti è che in questa vasta e complessa operazione può essere riconosciuto un disegno generale di innegabile valore politico; un disegno cioè che non solo ha in se stesso intrinsecamente valore politico – ed altrimenti non potrebbe essere, per il livello al quale si pone – ma risponde, nella sua genesi come nelle sue finalità ultime, a criteri obiettivamente politici”.

Gelli è stato condannato per depistaggio delle indagini sull’attentato alla stazione di Bologna del 1980, è stato coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano e condannato a dodici anni di carcere per frode nella bancarotta della stessa banca, nel 1982. È stato anche accusato di aver avuto un ruolo nell’operazione Gladio, una struttura clandestina con funzione antisovietica e anticomunista attiva in Italia negli anni della guerra fredda.

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