La vita dopo la morte è diventato un argomento anche scientifico: da una cinquantina d’anni alcuni ricercatori si dedicano alla crionica, la pratica di preservare il corpo delle persone morte – o solo il loro cervello – portandolo a temperature vicine ai duecento gradi sotto lo zero. Questa pratica è stata esposta per la prima volta da Robert Ettinger, che nel 1962 pubblicò The prospect of immortality. Il libro diffuse l’idea di crionica nella speranza che i progressi della scienza un giorno potrebbero ridare la vita alle persone ibernate subito dopo la morte legale.

Oggi un libro del fotografo Murray Ballard ripercorre un’indagine durata nove anni sulla pratica ideata da Ettinger. Il libro di Ballard, anch’esso intitolato The prospect of immortality (pubblicato da GOST books), documenta la piccola ma convinta comunità crionica internazionale, che va dalla città inglese di Peacehaven – paradiso dei pensionati – ai laboratori ad alta tecnologia dell’Arizona o ai rudimentali impianti della KrioRus, alla periferia di Mosca. In tutto il mondo ci sono circa 200 pazienti ibernati in modo permanente in azoto liquido e altre duemila persone hanno firmato per essere sottoposti alla crionica dopo la morte.

Il progetto di Ballard combina le foto dei procedimenti tecnici della crionica e i ritratti delle persone che scelgono disottoporvisi. Il fotografo ha cercato di prendere una posizione oggettiva, permettendo al lettore di farsi un’opinione sull’etica della pratica.

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