Anni fa aveva intrapreso un viaggio lungo e doloroso. Era fuggito dal suo paese, lasciando la casa e la famiglia. Aveva attraversato prima il deserto e poi il mare ed era arrivato in Europa senza niente. Ora, con una macchina fotografica in mano e imbarcato su una nave in mezzo allo stesso mare, guarda negli occhi i migranti e rivede se stesso. Sinawi Medine racconta al Washington Post il suo lavoro come fotografo a bordo delle imbarcazioni di salvataggio attive nel Mediterraneo.

Medine è un fotografo freelance che vive a Nizza, in Francia. Ha scoperto la fotografia molti anni fa, nel suo paese, l’Eritrea. Dopo il diploma si era rifiutato di svolgere il servizio militare obbligatorio, che è a tempo indeterminato e può durare per decenni. “Non potevo pensare di essere un soldato tutta la vita”, ha detto. Quindi, all’inizio degli anni duemila, lascia l’Eritrea e va prima in Sudan e poi in Libia. Lì, nel 2009, decide di partire per l’Europa.

Dopo alcuni anni di lavoro e di studio in Francia, Medine ha cominciato a lavorare come fotografo freelance e a documentare una crisi che lui conosce di persona.”In Libia avevo rimediato una piccola macchina fotografica e avevo cominciato a scattare foto. Ma quando sono salito sul barcone un trafficante l’ha presa e buttata via. Così sono arrivato senza niente in Europa. Neanche le foto”, ha detto. “Questo mi rattrista sempre. Non ho documentato quello che ho vissuto prima. Tornare sulle navi per lavorare mi dà l’opportunità di fare quello che non ho potuto fare prima”.

Il suo ultimo lavoro segue il percorso dei migranti provenienti dall’Africa orientale e diretti in Italia e Francia. “Mi piace questo lavoro perché sento che sto facendo qualcosa”, ha detto. “Sì, molte persone potrebbero farlo, ma per me in un certo senso è un obbligo”.

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