“Hugo Pratt non era un autore dell’immediatezza, dell’evento narrato a caldo, del tratto superficiale. Disegnava gli oggetti da etnologo, parlava dei fatti da storico e li raccontava da romanziere. A volte con rigore documentato, a volte con una libertà prorompente”, si legge nella prefazione di Patrizia Zanotti e Michel Pierre al catalogo Hugo Pratt. Linee d’orizzonte dell’omonima mostra in corso a Lione al Musée des confluences. In queste poche righe sono concentrati molti degli elementi chiave dell’opera di Pratt, scrive Francesco Boille.

Il museo di Lione è un museo storico-antropologico che con questa mostra vuole ripercorrere le tracce delle culture e delle civiltà che hanno ispirato l’opera di Hugo Pratt. Mescolando viaggi personali e immaginari, le sale del museo mettono in relazione una serie di oggetti etnografici con i disegni e le relative tavole dove Pratt li ha ritratti.

Dalle maschere tribali delle popolazioni papua della Nuova Guinea in Oceania alle teste ridotte del Perù degli indiani jivaro, dalle bambole vudù del Brasile a una copia del Codex Nuttall dei Maya in Messico.

Pratt ha “una visione paritaria tra individui di culture e popoli diversissimi, nel rispetto dei più deboli, capace di accogliere tutti i punti di vista o quasi, con una semplicità, a volte non sprovvista di ironia, che ben pochi, ieri come oggi, sanno armonizzare con la poesia e il senso della gravità per le situazioni denunciate”, scrive Boille.

La mostra a Lione durerà fino al 24 marzo.

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