Per quattro anni la fotografa danese Thilde Jensen ha portato avanti un progetto sulle persone senzatetto negli Stati Uniti, una comunità che secondo dati rilevati nel 2020 conta 580.466 persone.

L’idea nasce nel 2014 dall’incontro con Reine e Lost, una coppia che vive nelle strade di Syracuse, nello stato di New York. Jensen rimane colpita dalla loro disponibilità a raccontarsi e decide di estendere il reportage ad altre città come Gallup, Las Vegas e New Orleans. Le foto di I am not invisible dimostrano le conseguenze di un sistema sbilanciato, dove il profitto ha la meglio sull’assistenza sociale e le persone senza una casa diventano l’emblema del divario tra ricchi e poveri.

L’interesse di Jensen nasce anche dopo un periodo personale particolarmente difficile, passato a vivere in una tenda nei boschi, lontana dai centri urbani, quando ha scoperto di soffrire di una malattia cronica causata dall’esposizione a fattori inquinanti nell’ambiente. Il racconto di questi due anni trascorsi ai margini della società e senza assistenza sanitaria è diventato il tema del suo primo libro The Canaries (2013).

“Le persone che ho incontrato per strada si trovavano in quelle condizioni per ragioni diverse dalle mie”, precisa Jensen. “Quindi, nonostante la mia esperienza personale, ho investito ore, settimane e mesi per guadagnarmi la loro fiducia e capire le loro difficoltà. Le ho ascoltate e ho lasciato che le foto venissero fuori naturalmente”.

Nel 2019 I am not invisible è diventato un libro e ora è in mostra al Bristol photo festival, nel Regno Unito, fino al 19 dicembre.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it