“Cosa succederà nei prossimi dieci anni ai paesi africani produttori di petrolio?”, si chiede The Continent. Secondo alcune stime entro il 2030 il prezzo del petrolio diminuirà, attestandosi sui 35 dollari al barile. “A quel prezzo la Nigeria perderà un terzo delle sue entrate pubbliche. Gli effetti saranno simili in Angola, dove il greggio garantisce il 75 per cento dei guadagni dello stato e il 90 per cento delle esportazioni. I proventi petroliferi costituiscono il 10 per cento delle entrate in Egitto, il 78 per cento in Sud Sudan e l’80 per cento in Guinea Equatoriale. Il crollo del prezzo del petrolio sarà una catastrofe. E non si può evitare”. Il confronto con il passato è impietoso: “La crisi petrolifera degli anni settanta portò al collasso le economie di stati che avevano raggiunto da poco l’indipendenza. Invece di investire nei servizi pubblici, i governi dovettero adottare i famigerati programmi di aggiustamento strutturale promossi dal Fondo monetario internazionale”. Oggi nel continente si lanciano ancora progetti legati al petrolio, tra cui oleodotti e raffinerie. Difficilmente otterranno dalle banche i finanziamenti necessari per vedere la luce. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1413 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati