Stoccolma, Svezia - Casper Hedberg, Bloomberg/Getty
Stoccolma, Svezia (Casper Hedberg, Bloomberg/Getty)

La Svezia è considerata da tutti un paese con un modello sociale avanzato e ugualitario, ma i dati degli ultimi anni indicano che qualcosa sta cambiando, e non in meglio, scrive la Neue Zürcher Zeitung. Negli ultimi trent’anni la disparità di reddito tra ricchi e poveri si è allargata anche nel paese scandinavo, e le rendite finanziarie hanno avuto un ruolo decisivo. Secondo Lisa Pelling, dirigente di Arena Ide, un gruppo di studio legato ai sindacati, la causa principale della disuguaglianza è il progressivo abbattimento delle tasse sui patrimoni, le eredità e gli immobili deciso dopo il 2000. Il risultato, dice Pelling, è che “oggi la Svezia è un paese più caro per i poveri e più conveniente per i ricchi”. Nella situazione più difficile si trovano le persone che sono arrivate in Svezia negli ultimi vent’anni dall’Africa o dall’Asia e hanno chiesto asilo, continua il quotidiano svizzero. Nelle statistiche sulla disoccupazione relative al 2020 circa il 30 per cento di loro è senza lavoro, contro il 19 per cento degli altri immigrati e il 5 per cento degli svedesi. Secondo l’ufficio statistico nazionale, in media un richiedente asilo aspetta circa otto anni per trovare un posto di lavoro. Molti esponenti politici, soprattutto della sinistra, chiedono al governo, guidato dal socialdemocratico Stefan Löfven, di “far pagare di più a chi ha di più”, per esempio tassando gli immobili. Ma Stoccolma non ne vuole sapere: considera la proposta “estremamente impopolare”, visto che due terzi degli svedesi vivono in un appartamento di proprietà. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1413 di Internazionale, a pagina 109. Compra questo numero | Abbonati