Dopo l’esordio di Occhi di acqua, il giovane scrittore galiziano Domingo Villar torna con un romanzo profondo e umano come il precedente, ma più intenso, armato di maggiori risorse espressive, dotato di sfumature più sottili quando si tratta di dare profondità ai suoi personaggi, alle loro relazioni e al paesaggio in cui sono iscritti. I suoi protagonisti sono l’ispettore Leo Caldas, del commissariato di Vigo, e il suo assistente, un rozzo aragonese con la missione di mitigare la tendenza del capo alla moderazione. Sulla spiaggia di Panxón compare un cadavere: un pescatore di cui i vicini riescono solo a dire che era “troppo riservato”. Tutto farebbe pensare al suicidio, se non che l’uomo ha le mani legate. Ma non sono i morti a ferire l’ispettore, sono i vivi, e nel suo nuovo viaggio non vuole solo trovare un colpevole: vuole anche scoprire le ragioni profonde, e queste risalgono a qualcosa che è successo una notte di dicembre del 1996. Lo sguardo del detective ci fa indovinare, dietro l’accurata messa in scena, il paesaggio marittimo che impregna tutto, il mondo marinaro e le sue speciali idiosincrasie.
Pilar Castro, El Mundo

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Questo articolo è uscito sul numero 1413 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati