Nel mondo di Julia Ducournau, si portano il proprio corpo e le proprie pulsioni autodistruttrici come si porta una croce. La carne è ammaccata, bruciata, violentata, divorata, abortita. La famiglia è il luogo di tutte le nevrosi, soffocate nelle comodità di un divano borghese. Sei anni dopo Raw. Una cruda verità, opera prima sulle compulsioni alimentari – in cui, prima del #MeToo, aveva affrontato le ingiunzioni legate all’essere femmina – con Titane s’interroga sui codici tossici della virilità e sulla cultura dello stupro, celebrati dalla società. Il suo è un furioso film di vendetta che si spinge al limite del sopportabile dietro a un’eroina serial killer che trafigge le sue vittime con un fermaglio. La nuova regina francese del cinema di genere prova piacere a maltrattare il pubblico, gioca con stereotipi e tabù e scatena la sua rabbia di essere solo donna in un film di amore e metamorfosi che afferma la necessità di mutare. Karelle Fitoussi, Paris Match
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Questo articolo è uscito sul numero 1419 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati