Di recente i drammi sulla demenza stanno vivendo una curiosa popolarità. Anthony Hopkins, Bruce Dern e Javier Bardem si sono cimentati nel ritrarre una mente che va in pezzi accanto a molti altri attori. Ma l’interpretazione di Lance Henriksen in Falling. Storia di un padre è sicuramente una delle più impegnative da sostenere e delle più difficili da guardare. Nei panni dell’irascibile e bigotto Willis, l’attore è una piaga che trasuda intolleranza e invettive. Henriksen è il cuore in fiamme di un film che si rivela più coinvolgente (e complicato) di quanto ci si poteva aspettare. Willis è costretto a trasferirsi dal figlio John (Viggo Mortensen) che vive con il marito Eric e la figlia. Dei lunghi flashback ci mostrano che Willis non è mai stato un padre amorevole, ma la malattia e la senilità lo hanno reso un mostro. John tuttavia risponde agli abusi con calma rassegnazione. Alcune scene graffiano come carta vetrata, altre sono così tenere che destabilizzano. Insieme raccontano una storia molto specifica, quasi inspiegabile, che si sforza di conciliare il padre che abbiamo con quello che abbiamo sempre desiderato. Jeannette Catsoulis, The New York Times
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1424 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati