◆ Gli impegni dei governi non bastano a contenere il riscaldamento del pianeta entro limiti accettabili. A novembre, a sei anni dall’accordo di Parigi, si terrà a Glasgow la conferenza delle Nazioni Unite sulla crisi climatica (Cop26). Nel 2015 i paesi partecipanti s’impegnarono a limitare l’aumento della temperatura del pianeta a due gradi entro la fine del secolo, con un secondo obiettivo più ambizioso fissato a 1,5 gradi. Ma esaminando i piani dei 191 paesi firmatari, gli esperti delle Nazioni Unite hanno scoperto che, anche se fossero rispettati, farebbero aumentare le emissioni del 16 per cento nel 2030. La proiezione sarebbe di un aumento della temperatura di 2,7 gradi alla fine del secolo.
Come scrive Die Zeit, gli impegni sui tagli alle emissioni stanno andando nella direzione sbagliata. Ma c’è una piccola speranza. Tra i paesi firmatari, 113 hanno aggiornato gli impegni. L’hanno fatto, per esempio, anche Stati Uniti e Unione europea. Considerando solo queste due entità, nel 2030 ci sarebbe una riduzione delle emissioni del 12 per cento. Ma secondo un’analisi del Climate Action Tracker, gli sforzi di Stati Uniti e Unione europea sono insufficienti, e quelli di Cina e India sono ampiamente insufficienti. Gli esperti delle Nazioni Unite affermano che uno dei principali ostacoli è di natura finanziaria. Molti paesi a basso reddito sono disposti a ridurre le emissioni solo in cambio di fondi adeguati. Ma, scrive Die Zeit, la pandemia ha reso più difficili i finanziamenti.
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Questo articolo è uscito sul numero 1428 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati