“Il vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari del 23 settembre è stato concepito (nel gergo dell’Onu) per sviluppare risposte eque, salutari e sostenibili per assicurare che nessuno ‘resti indietro’ mentre ‘ricostruiamo meglio’ dopo la pandemia”, scrivono i ricercatori Nick Nisbett e Lesli Hoey, e l’ex direttore generale della Fao, Graziano da Silva in un commento per l’agenzia Inter Press Service. “Le consultazioni che si sono svolte in vista del vertice sono state molto criticate, in particolare per la scarsa attenzione ai diritti umani, alla sovranità dei popoli indigeni e ai diritti dei lavoratori del settore alimentare. Le critiche si sono concentrate soprattutto sulla decisione di invitare a questi colloqui i rappresentanti delle grandi aziende agroalimentari, come la PepsiCo. Queste aziende svolgono di certo un ruolo importante nel sistema alimentare globale. Ma un’analisi che vada alla radice dei problemi metterebbe in evidenza che la concentrazione di queste aziende, la loro negligenza e il loro strapotere sono una delle cause principali dell’inerzia dei governi nell’adottare nuove politiche. Se vogliamo riformare il sistema queste grandi aziende dovranno cambiare. Ma non lo faranno da sole, né perché sono state coinvolte in una serie di colloqui”.
Parole e fatti
“Viene da chiedersi: a chi interessano allora questi vertici? In realtà”, affermano gli autori, “dovremmo interessarcene tutti. Preparano il terreno alle azioni dei singoli paesi e definiscono i modelli di finanziamento dell’Onu e delle organizzazioni umanitarie, fanno il punto di decenni di dibattiti su certi temi e, se non sono ben concepiti, finiscono per fornire un’utile copertura allo status quo. Le tante battaglie che si sono svolte dietro le quinte nel mondo privilegiato dei dibattiti globali non devono nascondere i problemi reali che colpiscono in vari modi quei paesi che più di altri devono affrontare le crisi climatica e alimentare, nonché le disuguaglianze alla loro origine, rese ancora più evidenti dalla pandemia di covid”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1428 di Internazionale, a pagina 44. Compra questo numero | Abbonati