La prima collaborazione tra Sufjan Stevens e Angelo De Augustine è nata durante un mese trascorso insieme in una casa nello stato di New York, guardando vecchi film come Il mago di Oz o Lola darling. Tuttavia i fan di anime così sensibili resteranno meravigliati nel sapere quanti film horror hanno scelto. In fondo cosa c’è di meglio di La cosa, Il silenzio degli innocenti o Hellraiser III per interrogare i fantasmi di paure dimenticate? Prendiamo la colonna sonora di quest’ultimo titolo, puro heavy metal, ma che nella loro visione si traduce in una tranquilla armonia acustica, come se fossero dei moderni Simon & Garfunkel specializzati in psicoterapia. Stevens e De Augustine sembrano sussurrare nello stesso microfono, spesso in falsetto. Li immagini come dei ragazzi assonnati che tengono accese le torce sotto le coperte per allontanare i mostri che hanno appena visto alla tv. Questa infantile innocenza va in pezzi quando i coretti si fanno scuri e usano parole come autogynephilia nel brano Cimmerian shade. Il trauma passa dal personale al nazionale con A beginner’s mind, in cui un piano segue gli autori mentre raccontano di Columbine, ex presidenti e Point break. Alla fine la cosa riuscita dell’album è che puoi scegliere se cascare dritto nella tana del coniglio con loro e analizzare tutti questi film o semplicemente godertelo cogliendo qua e là qualche citazione. Anche se manca il pugno nello stomaco tipico dei dischi migliori di Stevens, è arricchito dal calore della vera amicizia.
Helen Brown,The Independent
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Questo articolo è uscito sul numero 1429 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati