Prima o poi a Hollywood la finiranno di ridurre le biografie di esseri umani a manifesti motivazionali. Fino ad allora avremo Respect: una riscrittura patinata della vita di Aretha Franklin che spazza via tutta la sua umanità per rimpiazzarla con una comoda struttura in due atti. Nel mondo della sceneggiatura scritta da Tracey Scott Wilson, Aretha (Jennifer Hudson) prima è una bambina traumatizzata che viene dal nulla e diventa la celebrata regina del soul, poi è un’alcolista che tiene a bada la sua dipendenza per creare il suo più grande (e personale) successo, cioè Amazing grace, del 1972. E anche se il talento di Aretha è chiaramente riconosciuto, si fatica a definirla al di là degli uomini che l’hanno fatta soffrire. Infine Respect non si fa un favore banalizzando abusi e malattie mentali nel tentativo di essere un film gradevole. Clarisse Loughrey, Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1430 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati