In Ultraviolet, la terza traccia dell’ultimo lavoro dei Portico Quartet, i suoni elettronici sono seducenti e si scontrano con bagliori lontani spezzati solo da un romantico sassofono. C’è un po’ di jazz, un po’ di ambient e di post-rock, un miscuglio che il gruppo londinese ha imparato a perfezionare nel corso di sei album. Monument è la loro seconda uscita dell’anno e raccoglie dieci paesaggi sonori, placidi e melodici, in chiave puramente elettronica. I risultati migliori sono nelle variazioni discrete delle trame che attraversano il disco mantenendo costantemente un’atmosfera tranquilla. I brani più riusciti oscillano tra tensione e rilassamento, come in A.O.E., costruito su una dissonanza sottile e sul contrappunto delicato tra gli strumenti. Monument non è una sorpresa per chi conosce il catalogo della band. È una conferma della capacità dei Portico Quartet nel mescolare generi e idee e s’impone come il loro lavoro finora più convincente.
Vanessa Ague, The Quietus
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Questo articolo è uscito sul numero 1439 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati