Un incendio scoppiato in uno dei campi di Cox’s Bazar, nel sud del Bangladesh, che dal 2017 ospitano circa 850mila rohingya in fuga dalla Birmania ha lasciato cinquemila persone senza un tetto. Il 9 gennaio le fiamme hanno divorato le capanne di bambù e tela cerata, distruggendone 1.200. Una settimana prima, in un altro campo profughi della zona, un incendio aveva distrutto un centro d’isolamento per malati di covid-19. A dicembre l’inviato speciale dell’Onu per la Birmania, in visita in Bangladesh, aveva lanciato un appello alla comunità internazionale perché collabori con Dhaka nel trovare una soluzione per i profughi rohingya e, se necessario, faccia pressione sull’esercito birmano, responsabile della crisi. Al termine di un’indagine nel 2018 sulla persecuzione della minoranza musulmana, l’Onu aveva raccomandato l’incriminazione dell’esercito birmano per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1443 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati