Qualche mese fa Vladimir Ashkenazy, 84 anni, ha annunciato il suo ritiro. Avrebbe potuto risparmiarsi anche questo disco. Il suo recente album delle Suite francesi aveva un suono spartano, secchissimo, ma si poteva pensare che fosse una scelta estetica. Ora ecco le Suite inglesi, tecnicamente più esigenti, per toglierci ogni illusione: le dita del maestro non sono più quelle di una volta. Era un mago della sonorità e delle mezze tinte, ora il suo tocco è di un’aggressività sempre tesa, ci sono errori del testo, le mani non sono mai insieme, ornamenti e tempi sono improponibili: uno dei più grandi pianisti del novecento è diventato irriconoscibile. La registrazione del concerto invece è del 1965, e ci permette di ritrovare l’artista che conoscevamo: rigore senza durezza, eleganza del suono, calcolo millimetrico del tocco.
Paul de Louit,
Diapason
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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati