Quando nel 2001 Jason Pierce stava lavorando al mixaggio di Let it come down, la sua auto rimase parcheggiata davanti agli studi di Abbey Road così a lungo che la linfa degli alberi la rese verde. Questo per dire quanto sia un perfezionista quando si tratta di musica. Il nuovo Everything was beautiful è un compagno del precedente And nothing hurt del 2018, un battito di ciglia per le pause che la band britannica è solita prendere tra un disco e l’altro. Ascoltare Always together with you con le cuffie è la prova di quanto Pierce sia bravo a scolpire il suono: una splendida unione tra rumore, melodia e vulnerabilità, un incrocio sonoro tra il Natale e l’aldilà. Ovunque ci sono riferimenti ai precedenti album, mentre le influenze principali sono Iggy Pop, omaggiato nel blues di Let it bleed (for Iggy), e i Velvet Underground. Forse Pierce pensa di aggiungere alla sua galleria un’altra opera senza soluzione di continuità, ma la verità è che da anni non era diretto ed efficace come in Everything was beautiful, un album emotivo che suona come una sfida all’isolamento imposto dalla pandemia. Dopotutto il musicista è stato dichiarato morto già due volte all’inizio del millennio e sa bene che tutto quello che è successo dopo è una specie di bonus. Nel finale di I’m coming home again canta con il cuore mentre la sua voce s’incrina leggermente. È tornato a casa, di nuovo, ed è un piacere essere invitati.
Eamon Sweeney,
The Irish Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1458 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati