I vestiti degli altri di Calla Henkel è un thriller su due giovani donne bellissime che sanno di essere osservate e decidono lo stesso di agire in modo sfacciato e pericoloso. Poiché è ambientato alla fine degli anni duemila, all’apice dell’attenzione alle celebrità da parte dei tabloid e al culmine della popolarità dei reality show, le protagoniste, Zoe e Hailey, sono il tipo di donne che nell’essere osservate non vedono una forma di tortura ma un modello di business. Cresciute a suon di MySpace e sex tape di Paris Hilton, di foto con la gonna alzata e di America’s next top model, sono diventate maggiorenni in un momento particolarmente strano per essere donne, in cui la definizione di empowerment si è ampliata fino a includere lo scambio di una forma di esposizione con un’altra. Zoe, che comincia e finisce il romanzo in un istituto psichiatrico e racconta la maggior parte della narrazione tramite flashback in una conversazione con il suo psicoterapeuta, è meno ricca, più intellettuale e un po’ ossessionata da Hailey. Hailey, rossa e affascinante ereditiera, è ricca, antipatica e appassionata delle imprese delle celebrità. Le due donne, entrambe statunitensi ed entrambe studentesse, diventano coinquiline a Berlino dopo essersi iscritte a una scuola d’arte, affittando un appartamento da una scrittrice di thriller di nome Beatrice Becks. Beatrice, che è seria e riservata e sembra Uma Thurman in Pulp fiction, è incuriosita da un dettaglio salace che Hailey le spiattella: Zoe, cresciuta in Florida, esce con l’ex fidanzato della sua amica d’infanzia assassinata. Hailey, un’ex modella bambina che è stata contagiata dal desiderio di essere famosa molto presto, una volta si è rotta il naso con un bastone da lacrosse in modo che i chirurghi lo sostituissero con uno “perfetto, come una pista da sci per bambini”. Desidera essere vista, adorata e trasformarsi in una “stella dell’arte” glamour e warholiana. Quando lei e Zoe cominciano a sospettare che Beatrice le stia sorvegliando per ottenere materiale per il suo ultimo romanzo, Hailey sostiene che la cosa più artistica per loro sarebbe comportarsi come vere e proprie collaboratrici, dando all’autrice qualcosa di sconvolgente da raccontare. “Dobbiamo diventare spettacolari”, dice con gli occhi scintillanti. “Potremmo costruire un vero spettacolo”.
Philippa Snow, The Nation
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Questo articolo è uscito sul numero 1464 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati