Quando Georg Muffat (1653-1704) tornò a Salisburgo dal suo soggiorno romano portò con sé cinque sonate che erano sicuramente state sottoposte al severo giudizio di Corelli. Sono quelle di Armonico tributo e testimoniano la sua abilità nel gestire lo stile italiano e quello francese, con le danze che vanno insieme alla tecnica, allora innovatrice, del concerto grosso. Il compositore aveva previsto “molti oppure pochi strumenti”: Lars Ulrik Mortensen varia le possibilità (formazione da camera nella sonata III, solo archi nella IV, orchestra completa nelle altre) per un risultato sempre convincente. La vitalità s’accompagna a un perfetto equilibrio delle parti. Del Concerto Copenhagen si ammirano sempre la precisione, i colori e la sensualità: è un’interpretazione allo stesso tempo matura e giovanile. Mortensen e i suoi musicisti offrono il più compiuto omaggio discografico a Muffat.
Jérémie Bigoire, Diapason
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Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati