Prima che i fan della techno si entusiasmino troppo, dobbiamo dire che il terzo album di Gwenno Saunders non è un concept album sul leggendario locale notturno berlinese. Tresor nella lingua parlata in Cornovaglia significa tesoro, una parola che rappresenta bene la musica che contiene. Cantato interamente in cornico, appunto, questo disco è un’esplorazione del punto di vista femminile, ispirato da alcune scrittrici, in particolare, dalla poeta Phoebe Proctor. Come nel precedente Le Kov, questo lavoro non richiede sforzi straordinari a chi lo ascolta perché la musica parla chiaramente da sé. La lingua scelta dall’artista ha già un effetto mistico e magico, rinforzato poi dalla musica creata e prodotta insieme a Rhys Edwards. Tresor è una celebrazione della maternità e dei grandi spazi aperti. Registrato a St Ives prima del lockdown e completato in seguito a Cardiff, con le sue melodie folk è radicato nella geografia dei luoghi in cui è nato. Ma oltre a queste meraviglie naturali, nasconde turbamenti personali e ansie per l’attualità politica. Come l’unica canzone in gallese, N.Y.C.A.W. (il Galles non è in vendita), che protesta contro le disuguaglianze economiche. Altrove procede come una sequenza onirica, facendo ricordare le cose migliori dei Broadcast. Tresor prova, ancora una volta, quanto Gwenno sia un’artista unica con molto da dire.
Ben Hogwood, Music Omh
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Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati