◆ Un terzo dei ghiacciai patrimonio dell’umanità Unesco scomparirà entro il 2050, anche se i governi rispettassero gli impegni presi nella lotta alla crisi climatica. Tuttavia, se si riuscisse a contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale, gli altri due terzi potrebbero essere salvati. La previsione è contenuta nel rapporto World heritage glaciers, elaborato dall’Unesco con l’Unione internazionale per la conservazione della natura.
Tra il 2000 e il 2020 i ghiacciai hanno perso 1.163 miliardi di tonnellate di ghiaccio, facendo aumentare il livello del mare di tre millimetri. I ghiacciai che hanno perso più massa in termini assoluti sono quelli dell’Alaska, seguiti da quelli della Groenlandia. Considerando invece i dati percentuali, i ghiacciai che hanno perso più massa sono quelli dei Tre fiumi paralleli in Cina (57 per cento), seguiti da quelli del parco Los Alerces in Argentina (46 per cento) e da quelli del bacino Uvs Nuur tra Mongolia e Russia (37 per cento). Entro il 2050 potrebbero scomparire tutti i ghiacciai africani (tra cui quello del Kilimangiaro), quelli delle Dolomiti e dei Pirenei in Europa, e quelli di Yellowstone e Yosemite in Nordamerica. La scomparsa dei ghiacciai avrà gravi conseguenze. Oltre a far aumentare il livello del mare, metterà a rischio la biodiversità. Probabilmente diminuirà anche l’acqua a disposizione per uso domestico e agricolo. Inoltre, lo scioglimento potrebbe causare alluvioni catastrofiche.
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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 114. Compra questo numero | Abbonati