L’11 novembre il ministro della giustizia giapponese Yasuhiro Hanashi si è dimesso dopo una sua battuta sulla pena di morte, ancora in vigore nel paese. “Durante un convegno del Partito liberaldemocratico (Ldp) ha scherzato sul fatto che i giornali si occupano di lui solo quando autorizza le esecuzioni capitali, e questo lo rende inadatto a ricoprire la carica”, scrive l’Asahi Shimbun. “Hanashi appartiene alla stessa corrente di partito del primo ministro e il suo passo indietro è un altro colpo alla leadership già traballante di Fumio Kishida”. È il secondo ministro costretto a dimettersi dopo il rimpasto di governo deciso ad agosto, quando l’omicidio di Shinzō Abe aveva fatto emergere i legami tra l’Ldp e la setta del reverendo Moon. A ottobre era toccato al ministro dell’economia Daishiro Yamagiwa.
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Questo articolo è uscito sul numero 1487 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati