Nella notte tra il 6 e il 7 gennaio il repubblicano Kevin McCarthy ( nella foto ) è stato eletto presidente della camera (chiamato speaker negli Stati Uniti). “Oltre a essere il secondo in linea di successione presidenziale, lo speaker ha un ruolo molto importante perché conduce i lavori dell’aula e quindi orienta l’attività legislativa. Generalmente il partito che ha la maggioranza riesce a sceglierlo senza problemi, ma questa volta ci sono volute quindici votazioni”, spiega l’Atlantic. Lo stallo è stato causato dallo scontro interno al Partito repubblicano, con l’ala più estremista che ha accettato di sostenere il candidato solo dopo aver ottenuto una serie di concessioni. “McCarthy ha accettato di creare un meccanismo che rende molto facile la sua rimozione, e di lasciare all’ala oltranzista del partito un terzo dei seggi del Rules committee, la commissione che gestisce i lavori della camera”. Le conseguenze di queste concessioni si sono viste subito. Il 10 gennaio la camera ha votato per creare una commissione che dovrà indagare sulle attività del governo federale, che sotto la guida di Joe Biden, dicono i repubblicani, si è reso responsabile di gravi violazioni. La commissione potrebbe prendere di mira le indagini sull’assalto al congresso del 6 gennaio 2021 e i vari procedimenti del dipartimento di giustizia contro l’ex presidente Donald Trump.
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Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 25. Compra questo numero | Abbonati