Il secondo romanzo di Anuk Arudpragasam si apre con Krishan che viene a sapere della morte di Rani, l’anziana badante della nonna, e si chiude, due giorni dopo, con lui che guarda il corpo di Rani bruciare sulla pira funeraria. Le pagine di mezzo, intensamente introspettive, raccontano i pensieri e i ricordi di Krishan mentre viaggia dalla sua casa di Colombo, nello Sri Lanka, al villaggio di Rani, nella parte nord-orientale del paese, un tempo controllato dalle Tigri tamil e ancora segnato dalla guerra civile. Rani, morta improvvisamente e forse suicida, è rimasta “irrimediabilmente traumatizzata” dalla perdita di entrambi i figli: il primo è rimasto ucciso combattendo per le Tigri e il secondo, di soli dodici anni, è stato ucciso da una scheggia nel penultimo giorno di guerra. Krishan, come Arudpragasam, sente il dovere di comprendere l’angoscia insondabile della donna. In questo romanzo, ascoltare e osservare sono atti morali. Arudpragasam cattura l’intelligenza sensibile e vivace di Krishan mentre medita sul conflitto, dai suoi inizi idealistici, quando i ribelli sognavano uno stato tamil indipendente, alla sua “violenza inimmaginabile” e agli irreparabili danni psicologici. Le bombe possono anche non esplodere più, la capitale può essere fiorente, ma per coloro che appartengono alla minoranza etnica del paese la ripresa può essere solo “parziale e ambigua”. Passaggio a nord è un romanzo politico, inequivocabile nella sua condanna delle atrocità commesse dal governo dello Sri Lanka contro i civili tamil, ma è anche un’opera di filosofia. Arudpragasam pone domande esistenziali su come dovremmo vivere in un mondo così pieno di sofferenza. Quali sono i nostri obblighi nei confronti degli altri, soprattutto di coloro che, come Rani, sono stati emarginati e oppressi? Il romanzo offre una risposta: dobbiamo loro tutta la nostra attenzione. Ogni aspetto del mondo in cui Krishan vive è esaminato scrupolosamente. In frasi di insolita bellezza e chiarezza, Arudpragasam osserva anche le azioni più banali, come aspettare un treno, con un’attenzione così assoluta da sembrare devozionale. Passaggio a nord è pieno di malinconia, ma poiché prende sul serio l’amore e il desiderio quanto il dolore e la perdita, evita la disperazione.
Tara K. Menon, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati