Girato nel 2019 tra Estonia e Kirghizistan, l’ultimo film di Kim Ki-duk è stato presentato al festival di Venezia nonostante la forte opposizione della comunità cinematografica coreana, dopo le accuse di molestie sessuali che avevano colpito il regista prima della sua morte, avvenuta a Riga nel 2020 a causa del covid. Anche se non è estremo come molti dei suoi film precedenti, La chiamata dal cielo ha la stessa natura psicosessuale molto aggressiva. Segue la relazione tra un uomo e una donna che cresce d’intensità e che è interrotta bruscamente da una serie di telefonate che risvegliano la ragazza nel suo letto. Una voce le predice come proseguirà il sogno. Difficile non vedere nella rappresentazione dei giochi sempre più violenti dei due amanti un commento del regista alle accuse di molestie che gli erano state mosse.
John Bleasdale, Sight and Sound
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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati