L’inquinamento atmosferico incide sul rischio di sviluppare forme di demenza senile, anche in caso di esposizione inferiore ai limiti fissati dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dall’Unione europea. È emerso da una metanalisi condotta da alcuni ricercatori dell’Harvard T. H. Chan school of public health di Boston, negli Stati Uniti, che hanno sintetizzato i dati di sedici ricerche degli ultimi dieci anni. Per ogni aumento di due microgrammi per metro cubo dei livelli di particolato fine PM2,5, il rischio di demenza aumenta del 4 per cento. Anche l’esposizione all’ossido e al biossido di azoto sarebbe un fattore di rischio, ma non quella all’ozono. La ricerca è però preliminare e mancano i dati dei paesi a basso e medio reddito, avverte il British Medical Journal. Tuttavia, conferma l’urgenza d’identificare i fattori di rischio controllabili per intervenire con politiche mirate. Secondo le stime, che tengono conto dell’invecchiamento della popolazione, il numero delle persone con forme di demenza potrebbe triplicare in trent’anni, superando i 150 milioni.
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Questo articolo è uscito sul numero 1507 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati