Il governo Netanyahu sta portando Israele verso un caos che non si vedeva da anni. Dopo lo scompiglio giudiziario, ora è la volta di quello della sicurezza. Gli israeliani sono costretti a vivere in una situazione impossibile, creata da leader inadeguati al loro ruolo.
Gli eventi si susseguono uno dopo l’altro. Il 7 aprile un cittadino italiano è stato ucciso e altri sette turisti sono stati feriti in un attacco terroristico sul lungomare di Tel Aviv. Qualche ora prima due sorelle israeliano-britanniche hanno perso la vita e la loro madre è rimasta ferita (poi è morta) in un attentato nel nord della Cisgiordania. Per tutto il giorno l’esercito israeliano ha colpito obiettivi di Hamas a Gaza e nel sud del Libano, e decine di razzi sono stati lanciati dalla Striscia verso Ashkelon e le comunità israeliane di confine. Il 6 aprile dalla Striscia di Gaza erano stati sparati alcuni missili antiaerei; contemporaneamente decine di razzi erano lanciati dal Libano su Israele e un soldato veniva ferito in Cisgiordania. Il 5 aprile un altro soldato era stato ferito negli scontri a Beit Ummar, nel sud della Cisgiordania, e un poliziotto aveva sparato a un adolescente palestinese a Gerusalemme Est. L’esercito aveva effettuato attacchi aerei sulla Striscia di Gaza. Il 4 aprile la polizia aveva allontanato con la forza centinaia di fedeli che si erano barricati nella moschea Al Aqsa a Gerusalemme: diciannove persone erano rimaste ferite e 350 erano state arrestate. Il giorno dopo gli scontri erano ripresi, con gli agenti che usavano la forza per allontanare i fedeli. Altre sei persone sono state ferite.
Le scene riprese nei video all’interno della moschea sono una vergogna per il governo e per lo stato israeliano.
Tutto questo succede sotto il governo più estremista della storia di Israele, con un primo ministro incriminato che ha un rapporto problematico con la realtà; un ministro della difesa che è stato destituito perché ha osato sottolineare le conseguenze che il colpo di stato del governo avrebbe avuto sull’esercito (ma che non è stato davvero licenziato); un ministro della sicurezza nazionale che manca di esperienza, responsabilità e capacità, di cui nessuno riconosce l’autorità e a cui è stata concessa una milizia personale perché era l’unico modo per tenerlo nella coalizione. Tutto questo mentre la riforma della giustizia che il governo cerca di attuare è in pausa per le festività religiose.
Giorni delicati
Nessun deputato si assume la responsabilità della situazione. Al contrario, il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir non si vergogna di dare la colpa all’opposizione. I megafoni della destra sono puntati contro il governo precedente, contro Mansour Abbas, il capo del partito Lista araba unita, contro l’accordo sul confine marittimo con il Libano, contro la corte suprema e i manifestanti che protestano contro la riforma della giustizia. La colpa è di tutti tranne che del governo.
C’è da aspettarsi che anche i prossimi giorni saranno particolarmente delicati, perché gli ebrei andranno al monte del Tempio/Haram al sharif per le preghiere del Pesach, che coincide con il Ramadan, il mese sacro per i musulmani. Un governo responsabile deve fare tutto quello che può per scongiurare un’escalation: non cedere ad aggressioni ingiustificate e non cadere nelle provocazioni degli estremisti. L’intera regione si trova in un clima di tensione senza precedenti che invita al buon senso e alla moderazione. In assenza di leader politici, questo compito ricade sui capi delle forze di sicurezza. ◆ fdl
◆ Il 10 aprile 2023 il premier Benjamin Netanyahu ha deciso di confermare Yoav Gallant al ministero della difesa, dopo che il 26 marzo lo aveva licenziato perché si era opposto alla riforma della giustizia. Sempre il 10 aprile un palestinese di quindici anni, Mohamed Balhan, è stato ucciso durante un’incursione dell’esercito israeliano nel campo profughi di Aqabat Jabr, vicino a Gerico, nel centro della Cisgiordania. Nel frattempo migliaia di coloni, scortati dall’esercito e guidati da alcuni ministri di estrema destra, marciavano verso l’avamposto illegale di Evyatar per chiedere al governo di legalizzarlo. Al Jazeera
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Questo articolo è uscito sul numero 1507 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati