Grido d’allarme, cronaca sociale, tragedia moderna, romanzo polifonico e pamphlet scottante: Il silenzio del coro attinge a tutti questi generi per trovare una sua via. E come negli altri suoi romanzi, il giovane e prolifico scrittore senegalese Mohamed Mbougar Sarr affronta un tema di attualità, in questo caso l’accoglienza dei migranti africani in un piccolo paese siciliano immaginario chiamato Altino. Partendo da questa premessa, Mbougar Sarr costruisce una narrazione ricca, complessa e molto matura, in cui si destreggia con virtuosismo tra punti di vista, stili di scrittura e toni. Ci offre un’intera galleria di personaggi spesso suggestivi, colorati e commoventi. Tra questi padre Bonianno, un cieco dal carattere forte, che ha vissuto in Senegal; Jogoy, un migrante che fa il traduttore e di cui possiamo leggere il diario; Lucia, un’operatrice umanitaria che non parla più da quando la madre si è suicidata. Non dimentichiamo l’inimitabile Giuseppe Fantini, poeta di fama che non scrive un verso da quindici anni; o il faceto e versatile Boy Thialky Hawaï, che nelle strade di Guédiawaye, alla periferia di Dakar, avrebbe esercitato, come scrive Jogoy, “tutti i mestieri del mondo”. Emozionante dall’inizio alla fine, Il silenzio del coro dà conto delle tensioni più o meno latenti tra i migranti; dell’associazione Santa Marta, che cerca di aiutarli ma che loro rimproverano di essere inefficace; e della tendenza xenofoba che si fa strada grazie a un movimento di estrema destra guidato da Maurizio Mangialepre. Politica, economia, amori nuovi o falliti, grandi questioni esistenziali e calcio: Mbougar Sarr tratta tutti questi temi con fluidità e maestria. Nonostante la serietà generale del libro, Il silenzio del coro non manca di umorismo. M. Sarr rifiuta di cedere al pessimismo o al cinismo, e il libro ci esorta a mantenere la nostra umanità, contro ogni previsione.
Mathias Turcaud, Africa Vivre

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati