Una missione scientifica ha stabilito che l’altezza delle montagne nel massiccio dell’Annapurna, che comprende sei cime principali nell’Himalaya nepalese, dipende anche da un meccanismo finora sconosciuto. I ricercatori si sono soffermati sul Sabche Cirque, un bacino che contiene circa ventitré chilometri cubi di rocce che si sono staccate da uno dei picchi circostanti. Analizzando le rocce è emerso che la frana sarebbe avvenuta intorno all’anno 1190. L’ipotesi è che sia collassata la vetta di una delle montagne del gruppo, all’epoca alta più di ottomila metri. La montagna avrebbe perso circa cinquecento metri di altezza. Secondo i ricercatori, le frane possono quindi contribuire a limitare l’altezza delle montagne. Di solito ci si concentra sull’erosione, che dipende soprattutto dallo scioglimento e dal congelamento dell’acqua. Ma a quote molto alte la temperatura è sempre inferiore allo zero e comunque le pareti di molte vette himalaiane sono troppo ripide per ospitare ghiacciai. Le frane potrebbero quindi bilanciare la tendenza dell’Himalaya a sollevarsi a causa della spinta della placca indiana verso l’Eurasia. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1520 di Internazionale, a pagina 87. Compra questo numero | Abbonati