I veri momenti di orrore, in questo caustico ritratto di un’adolescente, non arrivano quando il sangue schizza da tutte le parti. I veloci scorci di tortura fisica sono decisamente meno raccapriccianti delle lunghissime scene di tormento mentale a cui Sara (un’impressionante Laura Galán) è sottoposta, direttamente o indirettamente nell’arena dei social network, da tre perfide ragazze che abitano nel suo paesino della Spagna rurale. Per capirci, il titolo del film si riferisce al soprannome con cui le amiche chiamano Sara, ma il loro scherno va ben oltre gli insulti. Perciò, quando assiste al rapimento delle ragazze che la bullizzano da parte di uno sconosciuto che le ha concesso un briciolo di gentilezza, non c’è tanto da sorprendersi se il primo istinto di Sara è di lasciare le sue aguzzine al loro macabro destino. L’autrice Carlota Pereda, che ha allungato un suo corto di successo, dimostra di avere un notevole talento come regista di genere.
Wendy Ide, The Observer
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Questo articolo è uscito sul numero 1521 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati