Biografia è un termine un po’ riduttivo per contenere l’ambizione e la portata dell’ultimo formidabile (anche se a tratti poco maneggevole) film di Christopher Nolan. Oppenheimer è un film storico denso e intricato, annodato su più linee temporali. Intreccia drammi giudiziari, storie romantiche, epifanie scientifiche e culti della personalità. Ma forse, più di ogni altra cosa, è il film di mostri per eccellenza. L’Oppenheimer di Cillian Murphy è un Frankenstein dell’era atomica, un uomo affascinato dalle sconfinate possibilità della scienza, che si rende conto troppo tardi che la sua creatura ha infinite possibilità di distruzione (anche se il vero mostro non è l’invenzione di Oppenheimer ma gli istinti che alimenta). Questa intuizione si manifesta sul volto vuoto e tormentato dello scienziato. Mai lo sguardo lungimirante di Cillian Murphy è stato sfruttato meglio. Ma tutto il film nel complesso è imponente. La profondità dei dettagli è tale che sembra di poterci annegare dentro. Altrettanto interessanti sono i passaggi più astratti, in cui si ha la sensazione di avventurarsi nel cuore stesso dell’atomo.
Wendy Ide, The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1526 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati