Il polacco è il nuovo libro del premio Nobel australiano J.M. Coetzee. Arriva dopo la pubblicazione nel 2019 del capitolo finale della sua trilogia su Gesù. Per quanto sia abitato da molti degli stessi temi, _Il polacco _è un libro meno ambizioso ma più riuscito. Racconta la relazione tra la protagonista, una ricca donna spagnola di quarant’anni dal nome dantesco di Beatriz, e un pianista polacco più anziano di lei di trent’anni, famoso per le sue interpretazioni decisamente poco romantiche di Chopin. Una relazione che per il polacco è una passione definitiva, per Beatriz è qualcosa di più ambivalente e meno facilmente definibile. La storia di un incontro sessuale tra un uomo anziano e introspettivo e una giovane donna riluttante è una storia che Coetzee ha già raccontato molte volte. Il fatto che abbia deciso di ripercorrere un territorio familiare quando ci sarebbero stati nuovi continenti da esplorare ci ricorda che Coetzee è un romanziere di vecchia generazione. Nonostante questa annotazione, _Il polacco _offre un resoconto sobriamente toccante di un legame emotivo che anche in assenza del calore ardente del desiderio riesce a modellare una vita nel profondo, creando legami imprevisti. Come la maggior parte delle opere di Coetzee degli ultimi vent’anni, il libro è ricco di passaggi portentosi sulla natura della vita umana. Coetzee è forse il più grande filosofo vivente che lavora attraverso la forma del romanzo. Ciò che lo salva dall’arido intellettualismo è la sua prosa infallibile. Nessun altro scrittore riesce a mettere insieme frasi così apparentemente semplici e allo stesso tempo così minuziosamente attente alle gradazioni di significato impresse in ogni parola. La ricchezza semantica di termini apparentemente trasparenti è uno dei temi del libro: la protagonista spagnola racconta i suoi pensieri in inglese, richiamando l’attenzione sulla natura “tradotta” della lingua che stiamo leggendo. La tragedia dell’intraducibilità, la sensazione elegiaca che le parole abbiano una profondità di significato che si perde per sempre per chi non è madrelingua, è l’aspetto più sorprendentemente commovente di questo libro. Ogni aggiunta all’opera di Coetzee è un dono prezioso da custodire.
Doug Battersby,
The Sydney Morning
Herald
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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati