Il settimo disco di Mitski è pieno di pedal steel, violini, cani ululanti e trombe tex-mex. Stavolta l’artista, acclamata come “la migliore giovane cantautrice americana”, suona come il fantasma vendicativo di Nancy Sinatra, mentre descrive un paese allo stremo. Nata in Giappone nel 1990 da padre statunitense e madre giapponese, Mitski Miyawaki ha vissuto in tredici paesi diversi. “Non mi sono adattata a nessuno di quei posti, ma mi sono sempre considerata americana”, ha detto nel 2016. Stabilitasi negli Stati Uniti a quindici anni, è rimasta traumatizzata quando ha capito che non apparteneva neanche a quel luogo. Oggi sta rafforzando le sue crude narrazioni country con un tocco di melodramma che la fa sembrare una donna persa per le praterie con stivali alti fino alla coscia. “Crescendo ho imparato che sono una bevitrice”, confida nel pezzo d’apertura Bug like an angel. Il suo tocco geniale è quello di aggiungere un coro che offre un senso di consolazione comunitaria. Ho apprezzato i momenti più bizzarri dell’album, quando Mitski porta nelle orchestrazioni una goccia sperimentale di Scott Walker, come in The deal. Le sottili melodie di The land is inhospitable and so are we hanno bisogno del loro tempo per conquistare. Quindi dategli tempo e spazio di notte, quando siete soli, per permettere alla loro oscurità selvaggia di risplendere.
Helen Brown, The Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1530 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati