Il 15 novembre la Francia ha emesso un mandato di arresto internazionale per il presidente siriano Bashar al Assad ( nella foto ), accusato di complicità in crimini contro l’umanità e crimini di guerra per gli attacchi con le armi chimiche avvenuti vicino a Damasco nell’agosto 2013, che hanno ucciso più di 1.400 persone. Ci sono mandati di cattura anche per il fratello di Assad, Maher, capo di un’unità militare scelta, e per due generali. L’indagine è il seg uito di una denuncia presentata dall’ong Syrian centre for media and freedom of expression, dall’associazione di avvocati Open society justice initiative e dall’Archivio siriano, che documenta le violazioni dei diritti umani in Siria. La Francia si è appellata al principio della giurisdizione universale, inserita nel diritto di molti stati europei, che consente di perseguire i crimini più gravi indipendentemente da dov e sono stati commessi, dal paese dove si trovano accusatori e accusati e dalla loro nazionalità. Secondo il giornale indipendente siriano Enab Baladi, i mandati di cattura sono una dimostrazione che “la giustizia extraterritoriale ha un ruolo essenziale nel perseguire i responsabili dei crimini compiuti contro i civili in Siria dal marzo 2011” e che “si possono ottenere risultati tangibili grazie al lavoro di documentazione degli attivisti siriani e alle denunce di vittime e testimoni”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati