L’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa) ha subìto un taglio potenzialmente devastante dei finanziamenti dopo che alcuni suoi operatori sono stati accusati dalle autorità israeliane di essere coinvolti nell’attacco del 7 ottobre. Questa affermazione sarebbe supportata dalle informazioni raccolte durante gli interrogatori dello Shin bet, il servizio d’informazione interno d’Israele.

Le accuse hanno portato nove paesi occidentali – Stati Uniti, il principale donatore dell’agenzia, Regno Unito, Germania, Canada, Italia, Paesi Bassi, Finlandia, Svizzera e Australia – a sospendere i fondi tra il 26 e il 28 gennaio (sono stati seguiti poi anche da Austria, Giappone e Nuova Zelanda).

La tempistica delle accuse israeliane contro l’Unrwa è sembrata sospetta a molti, data la coincidenza con la decisione della Corte internazionale di giustizia (Cig), che il 26 gennaio ha accolto a larga maggioranza la richiesta di esaminare la denuncia per atti di genocidio presentata dal Sudafrica contro Israele.

Israele ha ingaggiato da tempo una vera e propria guerra contro l’Unrwa, che fornisce una serie di servizi fondamentali ai rifugiati palestinesi, compresi i circa due milioni di abitanti della Striscia di Gaza. Nell’offensiva in corso nel territorio palestinese Israele ha colpito centinaia di strutture dell’Unrwa, uccidendo più di trecento persone. Inoltre 150 dipendenti dell’agenzia hanno perso la vita. I funzionari israeliani hanno esplicitamente dichiarato di voler distruggere l’Unrwa.

Avvertimento generale

Diversi osservatori hanno definito eccessiva la reazione dei paesi occidentali. L’Unrwa impiega più di 30mila persone, di cui 13mila nella Striscia di Gaza. La sospensione dei finanziamenti è stata confermata nonostante l’Unrwa abbia annunciato un’inchiesta e il licenziamento di nove dei dodici dipendenti accusati.

I paesi che hanno sospeso i finanziamenti sono tutti convinti sostenitori di Israele. In particolare gli Stati Uniti, che insieme al Regno Unito si sono opposti alla denuncia per atti di genocidio presentata dal Sudafrica contro Israele alla corte internazionale di giustizia. Molti paesi, come lo stesso Israele, si aspettavano che la corte avrebbe respinto il caso. La decisione, che tra le altre cose chiede a Israele di prendere misure per prevenire un genocidio, mette parecchi alleati di Israele in una posizione difficile che potrebbe perfino coinvolgerli nelle accuse di genocidio. Per questo la sospensione dei fondi all’Unrwa è stata considerata come un avvertimento più generale alle Nazioni Unite.

Tanto più che l’agenzia dell’Onu spesso fornisce testimonianze indipendenti dei crimini di Israele, documentando gli attacchi militari contro scuole, ospedali e alte infrastrutture civili, oltre a constatare direttamente il costo umano dell’opprimente assedio totale imposto da Israele a Gaza.

Da sapere
A cosa serve l’Unrwa

◆ Fondata nel 1949 per assistere i circa 700mila palestinesi fuggiti dalle loro case in seguito alla creazione dello stato d’Israele, l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (Unrwa) è finanziata quasi interamente da donazioni volontarie. Fornisce una serie di servizi ai rifugiati palestinesi e ai loro discendenti, che oggi sono circa 5,9 milioni e vivono soprattutto in campi profughi nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania, in Giordania, Libano e Siria. L’agenzia gestisce una sessantina di campi profughi nella regione ed è l’unica garante dello statuto internazionale dei rifugiati palestinesi.

La sua presenza è fondamentale soprattutto nella Striscia di Gaza, dove più di due milioni di persone sono registrate come rifugiati. L’Unrwa ha costruito e gestisce scuole, cliniche, rifugi e parchi giochi in tutto il territorio e fornisce cibo e altri beni di prima necessità. È anche uno dei principali datori di lavoro nel territorio, con tredicimila dipendenti, in gran parte palestinesi.

Israele ha accusato l’Unrwa di operare in collusione con Hamas, contribuendo a indottrinare i palestinesi con propaganda antisraeliana, soprattutto nella Striscia. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha accusato l’agenzia di “perpetuare la narrativa del diritto al ritorno” dei rifugiati palestinesi e ha chiesto all’Onu di smantellarla. L’Unrwa ha sempre ribadito la sua neutralità e ha condannato gli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
The New York Times, Afp


Michael Bueckert, giornalista canadese e attivista per la Palestina, ha scritto sul social network X: “È impossibile non vedere questo fatto come un atto coordinato di vendetta contro i palestinesi e l’Onu per la decisione della Cig. Nello stesso giorno in cui la corte stabilisce che i palestinesi hanno il diritto di essere protetti dal genocidio l’occidente si rende complice nel ridurre alla fame le sue vittime. La perversione in bella mostra”.

A prescindere dalla fondatezza delle accuse contro il personale dell’Unrwa, Israele non ha perso l’occasione di usarle come pretesto per distruggere l’agenzia.Dopo l’annuncio del taglio dei fondi degli Stati Uniti, il ministro degli esteri israeliano Israel Katz ha chiesto su X la fine dell’intervento dell’agenzia a Gaza: “Sono anni che abbiamo lanciato l’allarme: l’Unrwa perpetua la questione dei rifugiati, ostacola la pace, e funge da braccio civile di Hamas a Gaza”.

L’accusa di “perpetuare la questione dei rifugiati” è stata interpretata come un tentativo di Israele di eliminare l’agenzia perché consente ai palestinesi di vivere e fare figli. Molti considererebbero genocida questo linguaggio, e alcuni esperti dell’Onu hanno avvertito che chi taglia i fondi alla Striscia di Gaza potrebbe violare la convenzione sul genocidio.

All’inizio di gennaio Noga Arbel, ex funzionaria israeliana oggi presidente della fondazione di destra Kohelet, ha parlato alla knesset (il parlamento israeliano) sostenendo che la principale minaccia a Israele è l’Unrwa e che “sarà impossibile vincere questa guerra se non distruggiamo l’agenzia”. Arbel ha inoltre descritto la guerra in corso come “un’opportunità” per Israele di mandare “all’inferno” l’Unrwa e impedirle di “permettere la nascita di terroristi” fornendo servizi ai palestinesi.

L’Unrwa è una delle poche realtà non controllate da Israele nei territori occupati palestinesi. Israel Katz ha dichiarato che nel dopoguerra non dovrà esserci posto per l’agenzia, mentre il ministro delle finanze Bezalel Smotrich il 27 gennaio ha detto che sarà Israele e non l’Unrwa a controllare la distribuzione degli aiuti a Gaza dopo la fine dell’offensiva. Sulla base di queste premesse è chiaro che Israele considera la distruzione o l’annullamento dell’Unrwa un elemento centrale della sua guerra al territorio palestinese. ◆ fdl

I dettagli
Il documento e la ricostruzione

Un documento ottenuto il 29 gennaio dall’Associated Press chiarisce le accuse presentate da Israele contro i dodici dipendenti dell’Unrwa. Il testo sostiene che sette di loro sarebbero entrati in territorio israeliano durante l’attacco di Hamas il 7 ottobre. Uno avrebbe partecipato a un rapimento e un altro avrebbe aiutato a sequestrare il corpo di un soldato. Altri due avrebbero partecipato agli assalti contro i kibbutz. Una persona è accusata di essersi armata con un missile anticarro la notte prima dell’attacco e un’altra di aver scattato foto di una donna israeliana presa in ostaggio. Alcuni sono accusati di “partecipazione a un’attività terroristica” o di aver coordinato il movimento di camion o armi usati durante l’attacco. Dieci sono considerati legati ad Hamas e uno alla Jihad islamica. Nove dei dipendenti accusati sono insegnanti e uno è assistente sociale. Due di loro sono stati uccisi, afferma il documento.

L’Orient-Le Jour ricostruisce la vicenda: “L’agenzia è stata formalmente informata il 21 gennaio dalle autorità israeliane delle pesanti accuse contro i suoi dipendenti. Il capo dell’Unrwa è subito andato a New York per discutere la questione con il segretario generale dell’Onu António Guterres, prima di incontrare nel corso della settimana i rappresentanti dei principali donatori dell’agenzia e rendere pubbliche le accuse” il 26 gennaio. Decidendo di rendere pubblica la vicenda, lanciando un’indagine e licenziando le persone coinvolte, i dirigenti dell’Onu speravano di mostrare la loro volontà di risolvere il caso e di evitare il ritiro dei donatori.

Guterres ha detto che i fondi attuali dell’Unrwa “non consentiranno di coprire tutte le necessità a febbraio”. Secondo i vertici dell’Onu un’intera agenzia non dovrebbe essere penalizzata per le azioni di una decina di dipendenti, che saranno chiarite. Almeno venti organizzazioni umanitarie, tra cui il Norwegian refugee council, Oxfam e Save the children, hanno chiesto la ripresa dei finanziamenti. ◆


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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati