Peter Pellegrini assumerà la carica di presidente della Slovacchia a metà giugno, dopo aver battuto al ballottaggio del 6 aprile l’ex ministro degli esteri Ivan Korčok, liberale ed europeista.
La sua vittoria alle presidenziali è un attestato di fiducia nella coalizione di governo populista e filorussa che comprende il partito di Pellegrini, Hlas, e quello del primo ministro Robert Fico, Smer.
Già il voto nelle elezioni parlamentari dello scorso ottobre aveva dato un quarto mandato al nazionalista Fico, ammiratore di Vladimir Putin e del primo ministro ungherese Viktor Orbán. È stata la conferma che la maggioranza degli elettori slovacchi appoggia (o non disdegna) la distruzione della democrazia, dello stato di diritto e dell’ancoraggio del paese al mondo occidentale. E non si preoccupa del fatto che Pellegrini abbia mentito su un finanziamento ricevuto e sulla dichiarazione dei redditi, e abbia puntato sugli istinti più bassi dei cittadini.
Senza più ostacoli
Il successo di Pellegrini è stato possibile anche grazie al sostegno e alla mobilitazione degli elettori della minoranza ungherese, vicina alle posizioni sovraniste di Orbán. L’inevitabile conseguenza della sua vittoria sarà che d’ora in poi Fico non avrà quasi più ostacoli nell’esercizio del potere.
A giugno, quando Pellegrini entrerà in carica, diventerà chiaro a tutti perché il primo ministro voleva far eleggere un capo dello stato amico: nessuno, infatti, si opporrà più alle sue decisioni. E senza doversi preoccupare di nuove elezioni o altri contrattempi, Fico potrà concentrarsi sulla lotta per assumere il controllo della tv pubblica e per imporsi in altri settori.
Il tentativo di Pellegrini di ritagliarsi una certa indipendenza rispetto al premier Fico si è concluso ingloriosamente dopo le elezioni legislative dell’ottobre 2023. Immaginare che oggi da presidente possa ritrovare improvvisamente l’orgoglio perduto è un esercizio inutile. Anche perché tra Pellegrini e Fico esiste un solido rapporto professionale, intessuto durante gli anni oscuri in cui i due hanno militato insieme nel partito Smer. ◆ ab
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Questo articolo è uscito sul numero 1558 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati