Il 15 aprile è cominciato a New York il primo dei quattro processi penali in cui è coinvolto Donald Trump. “È un momento storico, non solo perché è la prima volta che un ex presidente degli Stati Uniti finisce sul banco degli imputati, ma anche perché il processo si svolgerà durante la campagna elettorale per le presidenziali, in cui Trump è candidato”, scrive il Washington Post. L’accusa riguarda un pagamento di 130mila dollari che Trump avrebbe fatto nel 2016, tramite il suo avvocato Michael Cohen, all’attrice di film porno Stormy Daniels per convincerla a non parlare di un rapporto sessuale tra i due avvenuto dieci anni prima. Secondo la procura Cohen decise di pagare direttamente dal suo conto bancario e un anno dopo Trump gli rimborsò la somma. Ma per nascondere la vera ragione del pagamento lo registrò come una consulenza legale, che in realtà non c’era mai stata. In questo modo avrebbe commesso una frode. In caso di condanna, Trump rischia fino a quattro anni di carcere. “Tra tutti i processi che Trump deve affrontare, quello di New York sembra il più debole dal punto di vista dell’accusa, e anche quello in cui i capi d’imputazione sono meno gravi”. Negli altri processi, che non cominceranno prima delle elezioni di novembre, l’ex presidente è accusato di aver cercato di sovvertire l’esito delle elezioni del 2020 per restare al potere e di aver portato documenti riservati nella sua residenza privata dopo aver lasciato la Casa Bianca. Sarà una giuria popolare, formata da dodici cittadini di Manhattan, a decidere se Trump è colpevole o innocente. La selezione dei giurati sarà una fase particolarmente delicata – visto che Trump è una figura che divide l’opinione pubblica – e potrebbe richiedere settimane. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati