La durevolezza in molti campi artistici si ottiene trovando elementi che resistono alla ripetizione e possono essere reinventati. La produzione solista di Jane Weaver è cambiata, partendo da un folk progressive un po’ mistico per abbracciare le evoluzioni tecnologiche degli ultimi decenni. Love in constant spectacle è una somma di tutte queste parti. Se in Flock, del 2021, cercava di essere più dance e accessibile, qui si rivolge verso l’interiorità. Il produttore John Parish dà un contributo soprattutto alla forma, più che al suono. C’è un’economia di elementi che facilitano le esplorazioni nel pop della cantautrice di Liverpool senza sacrificarne l’identità. Il singolo Perfect storm richiama l’artisticità tipica di Cate Le Bon, con un andamento ipnotico che ci mette in guardia dai pericoli che si nascondono dietro le relazioni amorose troppo perfette. La pressione che Parish e Weaver mettono addosso a queste canzoni crea gemme luccicanti come quella che dà il titolo al disco. Jane Weaver riesce a mostrare solo i suoi punti di forza, infondendo ovunque una magia che alleggerisce continuamente il peso emotivo di questo lavoro.
Eric Hill, Exclaim
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Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati