Con il suo ampio seguito, si potrebbe pensare che il sassofonista, bandleader e compositore statunitense Kamasi Washington abbia pubblicato tantissimi dischi registrati in studio, ma non è così. Fearless movement è il suo primo lavoro in sei anni. Finora abbiamo imparato alcune cose su di lui: è ambizioso, quindi anche stavolta ci troviamo di fronte a un doppio album; è fedele ai suoi compagni di band; sceglie sempre ospiti di alto profilo provenienti dal mondo del rap, dell’rnb e del jazz, da Andre 3000 a George Clinton. Washington ha definito Fearless movement il suo “album dance”, ma non deve essere preso alla lettera: è il solito miscuglio di generi, ma stavolta è più ancorato a terra che rivolto verso il cosmo. Si apre con una preghiera etiope, Lesanu, dedicata a un amico scomparso, uno dei pochi brani senza ospiti del primo disco che evoca inevitabilmente gli album spirituali di John Coltrane. Fearless movement ha due anime. Il primo disco mescola i generi, mentre il secondo è dominato dal jazz appassionato. I momenti per il ballo, invece, arrivano raramente.
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Questo articolo è uscito sul numero 1562 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati